LA REAZIONE DEL BRIGANTAGGIO NEL MEZZOGIORNO
La campagna del generale Cialdini

da:http://www.collezioni-f.it/museo/brig.html

L'impresa garibaldina non aveva ancora trionfato nel Mezzogiorno che una reazione borbonica e brigantesca vi era già scoppiata. In Sicilia Nino Bixio aveva dovuto soffocarla con terribile prontezza nel sangue.

Gen. Nino Bixio

Gen. Cosenz

Gen. Sirtori

Gen. Medici

Garibaldi, il miglior giudice di insurrezione e di guerra, in un libro che scrisse poi rese omaggio al valore dei briganti napoletani, i quali, non raggruppati dal re ad esercito, senza altri capitani che i propri capi, senza programma e senza bandiera, resistettero siffattamente per anni a tutti gli sforzi del governo nazionale da costringerlo all'umiliazione di dovere per essi sospendere le guarentigie statutarie, sostituendo a Napoli luogotenenti a luogotenenti, mutando nella campagna più di un generale, discendendo finalmente a una guerra di sterminio così orribile di ferocia che si dovette e si deve ancora nasconderla alla storia.

 

Giuseppe Garibaldi

Gen. Turr

Francesco II re di Napoli

Maria Sofia regina di Napoli

La guerra dell'Italia al papa si mutava, nella superstizione popolare, in guerra di religione. L'unità italiana minacciava d'annullamento l'individualità napoletana, rimasta distinta da ogni altra in tutti i lunghi periodi della storia italica. La reazione scoppiò feroce, spontanea, simultanea.

 

Gen. Cialdini

Gen. Menabrea

Gen. Cavalli

I Vandeani, insorti contro la grande convenzione francese, avevano avuto una bandiera e un principio: i ribelli napoletani, senza l'uno e senza l'altra, non erano e non poterono essere che briganti. La guerra durata più anni si sminuzzò quindi, in atroci fazioni e fu guerra della barbarie contro la civiltà, del feudalesimo contro la democrazia, del federalismo contro l'unità.

Dalla Terra di Lavoro il brigantaggio si era già propagato in tutto il Mezzogiorno. A domarlo Cialdini costituì un corpo di guardie nazionali mobili in ogni distretto, con l'intendimento di opporre Napoletani a Napoletani e così interessarne almeno una parte in favore del governo; ma l'espediente non fu troppo benefico.

La prima mossa strategica di Cialdini fu di occupare il Principato Ulteriore e la Capitanata, per mantenersi aperte le comunicazioni con le Puglie e l'Adriatico, tagliando in due la rete del brigantaggio e chiudendo alle bande del Mezzogiorno il rifugio dello Stato pontificio.

Soldati e briganti, invece di combattersi apertamente, si cacciavano come selvaggi: nessuna legge, nessun quartiere. Il gen. Pinelli e il magg. Fumel opposero terrore a terrore. I briganti, sorprendendo qualche manipolo di soldati, gli martoriavano, gli mutilavano vivi, gli vituperavano morti; scene di cannibalismo desolavano campagne e villaggi; si vendeva sui mercati, si mangiava carne di soldati; mezze compagnie di bersaglieri, accolte a festa in qualche borgo, erano convitate ed avvelenate dalle stesse autorità municipali. Quindi il gen. Pinelli e il magg. Fumel, sferzando la giusta ira delle milizie, le spinsero a tutti gli eccessi. Vennero saccheggiati paesi, arse a dozzine le borgate senza pietà ne agli infermi, ne ai fanciulli, ne ai vecchi; si fucilò a caso per qualunque sospetto; non si vollero prigionieri, ma cadaveri.

Non solo i renitenti venivano cacciati come assassini, ma a togliere loro l'appoggio delle famiglie, si mandava in queste un manipolo di soldati col diritto di farsi alloggiare e nutrire, finché il renitente fosse preso o si consegnasse da se medesimo.

Napoleone, perduta ogni speranza di effetto politico dalla reazione del brigantaggio, sentì la necessità di liberarsene in faccia all'Europa con l'imporre più severamente al papa e al Borbone di cessare dall'alimentarlo. Le bande, abbandonate dal partito reazionario non furono più che di volgari assassini.
Verso il 1866, al rompere della guerra contro l'Austria, la reazione del brigantaggio nel Napoletano era quasi finito.